giovedì 16 giugno 2011

La soluzione della crisi economica arriva dall'Islanda?

La soluzione della crisi economica arriva dall'Islanda?
pubblicata da Carla Utopia Corsico il giorno giovedì 16 giugno 2011 alle ore 18.07
Storie di ordinaria rivoluzione: nessuna notizia dall'Islanda?
Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d'oggi?

Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall'altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all'unanimità di dichiarare l'insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l'Olanda, forti dell'inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un'assemblea popolare per riscrivere l'intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l'Islanda verso il recente collasso economico.
Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un'altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai "concittadini" islandesi?
Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
La Glitnir Bank viene dichiarata in bancarotta
2008 - A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell'Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
Le dimissioni di Geir Haarde: cade il governo
2009 - A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo - la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) - costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%.
I cittadini islandesi scendono in piazza
2010 - I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
I NO al Referendum vincono col 93% dei voti
2011 - A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell'esecutivo. L'Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l'Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un'Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l'attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle "linee guida" prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all'approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.

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Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?
SINCERAMENTE NO.
I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l'Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
Siamo davvero sicuri che non ci sia "censura" o manipolazione nei mass-media?
Il controllo dell'informazione dei mass-media
Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i "nostalgici" potranno usare il telefono, gli "appassionati" potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso. I più "tecnologicamente avanzati" potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all'articolo, lanciare una salvifica catena di Sant'Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I "guru del web" si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.
L'importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell'informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d'affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.

In fede,
il cittadino sovrano Marco Pala
(alias "marcpoling")

Fonte: http://marcpoling.blogspot.com/2011/06/storie-di-ordinaria-rivoluzione-nessuna.html


Questo blog non è stato scritto da me. Ma lo pubblico per far sapere a tutti come si possono cambiare veramente le cose in maniera non violenta.

Qui invece metto il mio commento su quanto scritto sopra.

Quello dell'Islanda è stata una vera prova di forza, fatta di coraggio, di coscienza nazionale che qui ancora manca e sopratutto di stanchezza degli abusi. Qui in Italia manca ancora molto per arrivarci. Ci sono ancora troppe divisioni, ci ...sono ancora troppe persone che credono in questi partiti politici lottizzati ed incriccati, manco un dissaldante li separa. C'è la troppo forte influenza del Vaticano. Non c'è ancora la coscienza come in Francia dove in massa si sono astenuti dal votare ed anno fatto tremare tutti. Manca l'informazione come scrivi bene tu, nella nota, infatti siamo stati declassati da paese con informazione libera a paese con informazione controllata. Questo significa un passo dalla dittatura. Dittatura bianca ma pur sempre dittatura. Un paese dove i sindacati,l compresa LA CGIL DI SUSANNA CAMUSSO CHE PARLA BENE E RAZZOLA MALE, in quanto ha obbligato la FIOM che era contraria, ti impongono di dire si ad un referendum che è una porcata. Mi riferisco ai cosidetti piani Marchionne. Non parlo di anni fa parlo di pochi mesi fa. Parlo di pochi giorni fa. Ma questo è anche un paese che con il referendum piano piano ha deciso di svegliarsi. Di prendere coscienza di se. Di dire basta. Io sono fiducioso. Io continuo la mia lotta come posso. E condivido appieno la tua nota e ti ringrazio per averla postata. Chiudo dicendo che sono certo che piano piano anche noi riusciremo a fare quello che hanno fatto in Islanda. Ma dobbiamo avere fiducia in noi stessi e far crescere e responsabilizzare quelle persone che si frullano il cervello con il grande fratello e poi vanno alle urne, mettono una X senza nemmeno sapere perché, e poi se ne lavano le mani. Anche qui piano piano arriveranno le manifestazioni di piazza, anche qui piano piano arriverà l'astensionismo atto a far cadere tutte le istituzioni. Anche qui riusciremo a cambiare quelle parti della costituzione che purtroppo non vanno. Non per colpa dei padri costituenti, loro 50 anni e più fa non potevano sapere che sarebbe stata usata in modo improprio e sopratutto calpestata più volte.

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